domenica 26 settembre 2010

Tiro: modello tecnico (prima parte) (modificato)

Nella mia esperienza di Settore Giovanile il tiro è certamente il fondamentale cestistico più complesso da eseguire per un giocatore, poiché complessivamente è un movimento (semplificabile nella categoria dei lanci) innaturale, che coinvolge simultaneamente gesti coordinativi e forza. Questi gesti si combineranno contemporaneamente e in successione, con il comune fine di ricavare forza ma anche necessaria precisione, in condizioni di grande dinamismo e di eventuale disequilibrio dovuto a probabili contatti. Indispensabile e necessaria una base di capacità di controllo corporeo e di equilibrio.
Trovo molto utile l’ideazione e sfruttamento di un modello, ideato dando forma scritta e grafica, oltre che ad una logica di relazione, a idee e concetti che già utilizzavo. Il modello è un mezzo molto utile nell’interazione col giocatore: per la fase iniziale di addestramento e per la successiva fase di correzione. Credo che il modello non debba essere utilizzato di rigoroso troppo rigoroso poiché è INDISPENSABILE tenere conto delle differenze antropometriche del giocatore. Il modello che andrò a proporre, valido per qualsiasi categoria.  Il modello, quindi, è indicato già per le prime categorie giovanili e per un lavoro di correzione di lacune tecniche pregresse; modello che deve necessariamente subire piccole variazioni per il tiro in sospensione, nelle categorie più grandi.
Nell’analisi del modello ritengo di primaria importanza partire dal punto di contatto tra il giocatore e il piano di gioco, in realtà non è un punto ma una superficie. Quest’area di contatto tra giocatore e piano di gioco si chiamerà base d’appoggio. La base d’appoggio dovrà essere sufficientemente larga, tanto da consentire il compromesso tra stabilità (utile all’equilibrio ottimale) e la possibilità di sviluppare la forza rapida dalle gambe, indispensabile per saltare e contribuire a "lanciare" la palla in alto con la sufficiente velocità.
La base d’appoggio deve consentire stabilità attraverso il sostegno a “tutta pianta” dei piedi. Inizialmente il peso del corpo sarà equamente distribuito su tutta la superficie a terra dei piedi. Acquisendo progressiva sensibilità si potrà ridistribuire il peso nella parte anteriore scaricando quella posteriore.
Attenzione: l’effetto sarà quello d’avere i talloni scarichi e apparentemente sollevati (parliamo di millimetri). Mettersi sulle punte significherebbe avere meno superficie d’appoggio, quindi minor area d’interazione tra il corpo e il pavimento (fig.1).


Figura 1
Per consentire il piegamento delle gambe è decisiva la mobilità delle caviglie. Le caviglie devono essere in grado di mantenere l’appoggio orizzontale dei piedi e l’avanzamento delle tibie in avanti, sopra i piedi. In caso di scarsa mobilità articolare delle caviglie, non sarà possibile ridurre l’angolo tra il piede e la caviglia e il risultato sarà o un mancato piegamento delle gambe o ci  sarà un adattamento sulle punte (fig. 1); quindi scarsa azione di spinta, riduzione della stabilità ed eccessiva tensione sulle ginocchia.

Oltre alla base d’appoggio c’è un altro elemento che contribuisce, in modo importante, a dare stabilità al corpo: il baricentro basso. Per avere il baricentro basso occorre piegare le gambe: quel tanto che basta per consentire il giusto compromesso tra sviluppo di forza muscolare e velocità d’esecuzione. 

Salendo, il tronco dovrà essere sistemato in modo da bilanciare il peso della parte alta del corpo, quindi facendo in modo che il baricentro (idealizzato all’altezza dell’ombelico) “risulta”, in direzione verticale, dentro la base d’appoggio. Come indicazione (non rigorosa quindi) potremmo dire che il tronco sarà parallelo alle tibie. Angoli del tronco troppo vicini alla verticale portano ad assumere posizioni "sedute". Decisiva, per la trasmissione della forza dalle gambe alla parte superiore del corpo (spalle e braccia), è la “rigidità” della parte lombare della schiena, interessando quindi, con le corrette curve: lordosi cervicale, cifosi dorsale, lordosi lombare e cifosi sacrale.

Caviglie – Ginocchia – Anche …insieme…
Contribuiscono alla stabilità globale del corpo.




Ringraziamenti: Prof. Colli Roberto, Gennaro Boccia

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