lunedì 4 ottobre 2010

Tiro: modello tecnico (seconda parte) (modificato)

Figura 1
Finendo di analizzare il modello tecnico del tiro (vedi parte prima), Guardando ora la parte superiore del corpo, un ruolo molto importante l’ha la mano di spinta (quella cioè che tira): oltre ad essere l’unica mano che realmente spingerà la palla, sarà quella che ha il compito di sorreggerla, di darle stabilità e precisione nel lancio. Per riuscire in questo, il polso sarà piegato in modo che, pur avendo l’avambraccio lungo la verticale, la mano rappresenterà un piano orizzontale d’appoggio per la palla; idealmente diremo che tra avambraccio e polso c’è un angolo di 90° (fig. 1).

La posizione del gomito, situato sotto la mano di spinta, andrà collocato frontalmente al petto. Questa posizione permette, nell’estensione di braccio e avambraccio (verso l’alto), di sviluppare un movimento lungo una retta verticale, contenuta nel piano di tiro (giallo in figura 2) perpendicolare al canestro.
Figura 2
Disposizione ideale della fase iniziale (statica):
  • lateralmente: mettere il braccio parallelo al suolo e l’avambraccio verticale, quindi tra i due ci sarà un angolo approssimativo di 90°;
  • frontalmente: allineamento palla-gomito-fianco-ginocchio-piede.




Dalla disposizione iniziale (immagini sopra), l’esecuzione del tiro avverrà in due momenti concatenati e fluidi:

  1. Distensione contemporanea di gambe e braccia;
  2. Azione di caviglie e polso (frustata).
L’obiettivo principale e decisivo è quello di attribuire alla palla la necessaria velocità d’uscita dalla mano di spinta. E’ evidente quindi che tutti i movimenti, prima descritti, debbano essere eseguiti per sfruttare al meglio gli sforzi. A parità di forza muscolare, una maggiore velocità d’uscita della palla: consente una “gittata” amplia.

La distensione dell’avambraccio, avverrà portandolo lungo la verticale, restando sul lato da dove ha avuto origine il movimento. Tornando un attimo, su quanto detto prima a proposito della velocità d’uscita della palla, è importante anche il punto di partenza (momento in cui si inizia a spingere la palla dal basso verso l’alto). Se la posizione iniziale del gomito è più alta della spalla, sarà più corto lo spostamento eseguito, quindi inferiore il tempo in cui applichiamo la forza delle braccia, quindi meno velocità finale (per via dell’accelerazione contenuta nella forza). Quest’ultimo aspetto giustifica per quale motivo i bambini o i ragazzi poco sviluppati, hanno bisogno di partire da molto più in basso degli adulti per arrivare a canestro. Spesso vedremo che partiranno a tirare col gomito molto più basso della spalla.
Figura 3
Altro elemento importante per conferire alla palla la giusta parabola, sarà la necessità d’avere, fino all’ultimo istante prima del rilascio, il polso piegato (polso “CARICO”) (fig.3), cosi da mantenere la risultante delle spinte (idealmente passante attraverso la mano) con direzione univoca verso l’alto. E’ ormai luogo comune attribuire ad una buona spinta una vistosa rotazione della palla: questo perché se il polso è lasciato libero di muoversi, per effetto di un movimento rapido del braccio, il polso fletterà in maniera quasi naturale, conferendo quindi rotazione e la direzione voluta alla palla.
Figura 4
Parlando ora di precisione ritengo importanti due aspetti, il primo associato all’uso della mano d’appoggio e a quali dita si staccano per ultime dalla palla. L’unico compito della mano d’appoggio è di permettere rapidi e sicuri spostamenti della palla, ma poi questa non dovrà in alcun modo contribuire, o meglio ancora interferire, nell’azione finale di rilascio: la sua posizione, rispetto alla palla, dovrà essere a lato della stessa (fig. 3). In caso di posizione avanzata, rispetto la palla, la mano d’appoggio interferirebbe creando una resistenza (fig. 4), mentre nel caso di posizione arretrata il rischio è di spingere ulteriormente interferendo con la precisione del tiro (fig. 5).
Figura 5
Ritengo che anche l’angolo di appoggio della mano, rispetto alla palla e alla verticale, può contribuire a eseguire un complessivo movimento più efficace. Dita della mano d’appoggio rivolte verso l’alto, permetteranno uno scorrimento della palla senza applicare resistenze laterali (fig. 3). Questa posizione, inoltre, consentirà un angolo tra braccio e avambraccio complessivamente più delicato è meno incidente lungo la direzione trasversale alla palla.
 
La precisione attribuibile alla mano di spinta, non è solo riconducibile alla stabilità della palla, ma anche all’indirizzamento che ne viene negli ultimi attimi prima del distacco. Immaginando di aprire la mano, in modo da sostenere la palla, la parte centrale della stessa è rappresentata dal dito indice. Il dito indice è il dito perpendicolare al piano d’appoggio della mano e naturale prolungamento dell’avambraccio. Quindi se l’ultimo polpastrello che tocca la palla è del dito medio (anche indice e medio se si preferisce), la precisione sarà elevata poichè è componente del piano di tiro (fig.2). 
 



Nel lavoro in palestra, iniziando con lapratica...è importante, all'inizio, adottare posizioni curate in modo quasi statico, con i piedi a terra, le gambe basse, il busto rigido e in avanti, con le spalle che sono sulla verticale delle ginocchia (ricordiamo che il baricentro deve cadere sull’area d’appoggio), braccio in posizione orizzontale e conseguente allineamento palla – polso – gomito – ginocchio – piede. Quando abbiamo curato questa posizione si eseguirà il tiro, con un unico movimento fluido: partendo dalla distensione simultanea delle gambe e braccia verso l’alto e quindi, terminando, con l’uso congiunto delle caviglie e del polso della mano di spinta (movimento “frusta”). Una volta raggiunta la giusta armonia dei movimenti che permettono una sufficiente velocità d’uscita della palla, si inseriranno, progressivamente, movimenti ulteriori di posizionamento dinamico dei piedi, di arresto e di palleggio. Il tutto fino ad ottenere arresti e tiri da palleggio o da ricezione, con velocità di corsa sempre più elevata (comunque adeguati alle potenzialità atletiche dei giocatori), oltre ad angoli d’arresto e tiro più acuti, rispetto al canestro.

Come detto all’inizio, il modello proposto rappresenta un mezzo di introduzione e correzione di un gesto complesso, ma che rappresenta solo una parte di un movimento più complesso e molto vario; questo per la diversa origine dalla quale può nascere il tiro: scarico, arresto in corsa, arresto dal palleggio. Imprescindibile è creare armonia tra i movimenti del tiro con quelli precedenti. Elevata ripetitività, in differenti situazioni, aiuteranno a “naturalizzare” i movimenti chiave; anche per “stabilizzare” la presa con la quale sistemare la palla tra mano di spinta e di appoggio.

Concludendo, modello a parte, il tiro è un fondamentale che deve essere continuamente allenato a causa dell’alta precisione richiesta; determinante quindi trovare confidenza e naturalezza.
Ringraziamenti: Prof. Colli Roberto, Gennaro Boccia

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